CANTIERE CREATIVO

PER LA NEW MEDIA ART

Esposizione dello schema precedente:

Tatto Passivo

Somestesia significa etimologicamente percezione del corpo e può essere definita come un macrosistema percettivo che comprende al proprio interno sei sottosistemi (tattile, nocicettivo, vicerale, cinestetico, propriocettivo, vestibolare e termico) deputati alla percezione del contatto, del dolore, degli stati interni, della posizione degli arti e del corpo, dell’equilibrio e della temperatura. La somestesia cosituisce un macrosistema sensoriale sfaccettato e nel contempo fortemente integrato. Diversi dati etologici mostrano che l’intreccio ontogenetico dei diversi sistemi somestetici è legato alla necessità di esperienze tattili corporee per l’equilibrio biologico e cognitivo dei mammiferi.

Già durante il parto, l’essere umano è sottoposto alla condizione somestetica da parte del corpo della madre e grazie alla sua spinta avverrà la stimolazione cutanea e la pressione su labbra, viso e corpo in grado di
attivare le funzioni viscerali e gli organi interni.

La pelle umana non costituisce solo un baluardo difensivo quanto un sistema osmotico di scambio; non è tanto una barriera, quanto ciò che potremmo definire un “confine”. Un confine separa distinguendo, ma allo stesso tempo
mette in contatto il corpo con l’ambiente esterno selezionando e reagendo agli stimoli.

Linguaggio in potenziale

In questa prima fase il linguaggio non è presente nella sua accezione comune, ma è un potenziale dell’essere umano grazie alla sua conformazione fisica e cognitiva in fase di sviluppo nel sociale.

Tatto Attivo Performativo

Il carattere intrinsecamente riflessivo dell’essere umano affonda le proprie radici in una delle proprietà fondamentali del nostro corpo: la specularità.
Se tracciamo una verticale che divide il nostro corpo in due parti, queste si articolano in maniera simile, ma opposta. Le parti, se sovrapposte non coincidono. Questa simmetria oppositiva ci distacca dal puro tatto passivo,
offrendo all’essere umano la possibilità di accorgersi di agire, di toccare, di decidere di plasmare.

Le mani in primis sono la massima espressione del tatto attivo orientato all’azione spaziale di avvicinamento/allontanamento di oggetti o esseri viventi, per poi ricondurre tutto a una propria appercezione.
Per es. nell’abbracciare un corpo estraneo non incontriamo solo una sorta di alter ego ma, riconoscendo il confine che ci separa e che ci mette in contatto con questo “altro” incontriamo noi stessi.

Linguaggio: Monologo

Dall’intersezione tra la necessità socio-biologica di cure e la struttura della nostra conformazione fisica emergerà quella dinamica ambivalente che contraddistingue il linguaggio umano e che si manifesta con evidenza senza pari nel monologo.

Il monologo costituisce una forma linguistica riflessiva ambivalente perchè tra il sè che parla e quello a cui si parla sussiste un rapporto contemporaneo di esclusione (non sono gli stessi interlocutori) e inclusione (sono la stessa persona).

Si riprenderà in seguito il discorso in merito al nuovo tipo di linguaggio in parallelo all’inter-contatto.

Tatto Dinamico Esplorativo

Come abbiamo visto in precedenza il tatto dinamico riguarda soprattutto l’utilizzo di una o più protesi per esplorare in maniera mediata oggetti o ambienti non conformi alle nostre dimensioni e non raggiungibili altrimenti.
E’ un tipo di tatto non così istintivo, ma modellato su pensieri, previsioni, astrazioni figurative. E spesso coinvolge più individui.

Linguaggio: Dialogo Partecipativo, Previsione

Nel momento in cui l’essere umano comincia a pensare al suo ambiente come al suo mondo, inteso in un senso non solo di appartenenza, ma anche di estraneità, si creano delle interazioni maggiori anche tra esseri umani;
e si modifica anche il linguaggio, in quanto si sviluppa sempre più la necessità di “agire insieme” o più semplicemente di ottenere qualcosa dall’altro. Domanda e risposta escono dal singolo per trovare una conferma nuova, diversa.
Questa individualità e allo stesso tempo capacità sociale dell’uomo lo porta a una continua oscillazione percettiva e questa premessa sarà alla base di ciò andremo a sperimentare con Imaginary Corpuscoli.

Tatto Mediato o Inter-contatto

Questo tipo di tatto si avvale del linguaggio informatico per rendere possibile l’estremizzazione del concetto stesso di tatto nel suo essere o avvenire in uno spazio definito (dato dal mio corpo, il corpo dell’oggetto e da un ulteriore corpo fisico/protesi che ci collega).

In questo caso invece, uno spazio vero e proprio non c’è.
Non c’è neanche la reale parte del corpo che stiamo toccando, è un tatto mediato (con delle caratteristiche del tatto dinamico). C’è il trasferimento istantaneo di forza e forma (come nel tatto passivo e attivo) e di qualcos’altro. Cos’è questo qualcosa?

Linguaggio ????

L’indeterminatezza di un corpo nudo e la mancata specializzazione di un essere in primo luogo tattile è ciò che consente la fuga da ogni nicchia ambientale.

Nel contempo la mancanza di un habitat rischia di trasformarsi in una doccia stimolativa non sopportabile e per questo viene a crearsi un linguaggio in una nuova accezione. Attraverso l’uso di Internet abbiamo sviluppato un tipo di linguaggio riflessivo che consiste in una presa di contatto a distanza e contemporaneamente, in una distinzione nella vicinanza che avvengono solo nella nostra mente e non hanno un corrispettivo esterno se non in termini di “conseguenza”.
Questo linguaggio avviene attraverso il linguaggio informatico, ma non si plasma su di esso. E’ un nuovo tipo di linguaggio che trae le radici nel monologo, ma è diverso. In che modo?

Se nel monologo avveniva uno sdoppiamento dell’Io con la conseguente comunicazione tra me e me stesso, nel monologo che accompagna il tatto mediato avviene comunque uno sdoppiamento dell’Io, ma la comunicazione che si crea è tra me e qualcun altro diverso da me.

E’ un tipo di relazione sempre partecipativa, ma nella quale il flusso immaginativo si ciba di elementi esterni che arrivano in tempo reale, non limitandosi a pescarli nel subconscio individuale.

Per capire meglio nel monologo in generale:

Mentre esperiamo Imaginary Corpuscoli, la differenza la fa il passaggio da un interrogativo del tipo:

“Cosa sto percependo?” a “Cosa significa quello che sto percependo?”

Possibile obiezione:

E’ come se stessimo in silenzio, con gli occhi chiusi e avvenisse un contatto fisico (come una carezza) con un’altra persona?

Non è esattamente la stessa cosa; è l’esempio che si avvicina di più al concetto, ma nel caso di Imaginary Corpuscoli non dobbiamo dimenticare che esiste una struttura che simula il contatto, dunque l’esperimento fa nascere la domanda in un contesto “a distanza” e non altro. Una distanza che si tende a disinnescare grazie alla nostra mente, ma che di fatto esiste.

Inoltre, il prototipo funziona grazie al linguaggio informatico e questo ulteriore “passaggio” non è prescindibile.

Nel nostro caso avviene una percezione che delega i dati raccolti all’immaginazione e all’intuizione in un continuo feedback, proprio come avviene attraverso i nostri centri nervosi.

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