LA SPERIMENTAZIONE AUDIOVISIVA TRA CINEMA, VIDEO E LIVE SET

10 maggio 2007
Studio D’Ars – Milano

Relatore: Roberto Zitolo
Moderatori: Cristina Trivellin, Morena Ghilardi

 

Col termine sperimentazione audiovisiva ci si riferisce a quelle opere di ricerca che nascono generalmente da una motivazione tecnologica, da un’insoddisfazione nei confronti della comunicazione offerta dai media ufficiali, dal desiderio di sperimentare un procedimento e di applicarlo in una determinata situazione. Si rinnova così il linguaggio audiovisivo intervenendo all’interno delle particolari caratteristiche dei media, sfruttandone le tecniche e le potenzialità espressive di ognuno.
L’evoluzione delle tecnologie di riproduzione e registrazione ha in parte realizzato, inaugurando negli anni Novanta la cosiddetta era digitale, il sogno di una democratizzazione delle tecnologie di comunicazione audiovisiva – partendo dalla maggiore possibilità che l’immagine digitale ha di essere registrata, archiviata e rimanipolata. L’ipotesi di produrre un’autonomia espressiva, al di là di linguaggi, generi, stili e tecniche, sembra finalmente avere qualche riscontro.
Già con il Costruttivismo sovietico si colse la tecnologia sul terreno applicativo, in relazione tanto ai processi produttivi quanto ai valori utilitari e funzionali. Nella seconda metà degli anni Sessanta, con l’applicazione in campo cinematografico del cut-up, così come del detournement, si generano sperimentazioni che alterano e rovesciano la comune scrittura filmica, basati sul taglio e sulla ricomposizione di materiale preesistente, talvolta assemblato sul momento e in modo del tutto casuale. Strumenti di lotta per smascherare la mistificazione delle immagini capovolgendone il senso, nonché pratiche sperimentali il cui scopo è partire dal linguaggio dei media per poi trasferirsi autonomamente nella realtà quotidiana.
Oggi, nell’era dell’immagine digitale, della Rete e della proliferazione degli schermi il cinema sperimentale continua ancora a mostrarsi in quelle tecniche di manipolazione del linguaggio audiovisivo puntando sul live set come scenario performativo. Pertanto, la corrente denominata Visual Art non tratta in termini di creazione di immagini e non parla di una nuova creazione dopo la prima. Al contrario, al centro di ogni atto di creazione, c’è un esperimento di de-creazione e revisione: il progetto Headvision si muove proprio in questa direzione, re-visionando in tempo reale il linguaggio del media attraverso lo stesso, rimanipolando e decostruendo modelli, stili e tecniche di comunicazione lineare, veicolando le esperienze del cinema sperimentale in campo video artistico.

Roberto Zitolo